<strong>SITI ARCHEOLOGICI</strong>: Il tempo è qui

SITI ARCHEOLOGICI: Il tempo è qui

Gli insediamenti umani susseguiti nel tempo nel nostro territorio trapanese hanno tutte origini antichissime, risalenti addirittura alla preistoria.

In seguito, le prime grandi civiltà mediterranee furono immediatamente attratte dalla felice collocazione strategica del luogo, succedendosi nel corso dei secoli.

Il tempo è stato clemente con questa terra, preservando per la nostra memoria aree archeologiche di grande pregio artistico e culturale.

Secondo lo storico greco Tucidide, l’antica Segesta fu fondata dagli Elimi, una comunità di profughi troiani che vi si stabilì attorno al VI sec. a.C. La città cadde poi nelle mani dei Greci e dei Fenici, prima di allearsi con l’Impero Romano, che le recò grande rispetto, proprio in virtù delle comuni origini iliache. Nell’area archeologica si ammirano, oltre ai resti delle mura e dell’agorà, il Tempio e il Teatro Greco.

Il primo splendidamente conservato, è considerato uno dei maggiori esempi esistenti di architettura dorica, il secondo, nonostante le mutilazioni del tempo, non manca di suscitare l’ammirazione degli osservatori e l’interesse degli studiosi.

La vita di Selinunte fu assai breve. Costruita dai Greci, fu coinvolta nell’acerrima rivalità con Segesta, prima dell’avvento dei romani la distrussero attorno nel 250 a.C., dopo appena duecento anni di storia, ma i resti della città sono tuttora una presenza assai imponente. Il parco archeologico di Selinunte è infatti, coi suoi 1700 mq, il più vasto d’Europa.

Il sito è diviso in tre aree: l’Acropoli, dedicata al culto delle divinità, Il Santuario di Demetra Malophoros, il cui culto era molto diffuso all’epoca, e l’area della collina orientale, disseminata di magnifici templi e santuari.

Mozia è una piccola isola di forma circolare, collocata al centro di una laguna, nella Riserva dello Stagnone di Marsala. La città è stata caratterizzata da una lunga dominazione fenicia, le cui origini si collocano attorno al VIII sec.a.C., e fu abbandonata dalla piccola comunità di coloni al tempo della conquista romana.

Agli inizi dello scorso secolo, l’archeologo Joseph Whitaker acquistò l’isola e diede inizio ai lavori di scavo, che nell’arco di decenni hanno dato alla luce i resti della città punica, coi suoi abitati, i luoghi di culto, la necropoli.

Il formidabile valore storico del sito si riverbera nel Museo Whitaker, che raccoglie i reperti più preziosi rinvenuti dallo studioso inglese, e li offre alla meraviglia dell’uomo contemporaneo.